30 aprile: giornata mondiale del Jazz
Proclamata nel 2011 dall’UNESCO, in collaborazione con l’Herbie Hancock Institute of Jazz, la Giornata Internazionale del Jazz ha lo scopo di sensibilizzare il pubblico sul ruolo della musica jazz nella promozione del dialogo e dello scambio interculturale.
Come diceva la grande Nina Simone, artista americana, “Il Jazz non è solo musica, è uno stile di vita, un modo di essere, un modo di pensare“.
La storia del jazz, al pari di quella di molti altri generi musicali popolari, e soprattutto quelli che affondano le proprie radici nella tradizione degli schiavi afroamericani (il primo fra tutti è lo spiritual) è quanto mai povera di documenti e riferimenti, in special modo per quanto attiene le sue origini e i suoi primordi.
Le prime fonti orali sulla nascita del jazz a New Orleans risalgono ai primi anni del XX secolo, mentre quelle scritte si attestano al decennio successivo.
Il genere si sviluppò in modo esponenziale tra il 1915 e il 1940, diventando la musica da ballo dominante tra il 1930 e il 1940, anni in cui i brani delle big band si trovavano regolarmente ai primi posti delle classifiche. A questo periodo seguirono diversi decenni in cui il jazz si caratterizzò in maniera crescente come una musica d’arte, tipicamente afroamericana. Nel frattempo, il pubblico statunitense del jazz si assottigliò, mentre la musica destava un crescente interesse in Europa e nel resto del mondo.
Questa tendenza, iniziata col movimento bebop nel 1945, raggiunse l’apice negli anni sessanta con il movimento free jazz, che mirava all’emancipazione totale del musicista.
Seguì un periodo di involuzione e di marginalizzazione che terminò negli anni ottanta, durante i quali una generazione di giovani musicisti infuse nuova vita perseguendo diverse tendenze anche in assenza di uno stile dominante: nacquero così diverse scuole di jazz europeo, uno stile mainstream, che faceva riferimento al periodo degli anni cinquanta, e diverse contaminazioni che proseguivano l’esperienza fusion arrivando ad uno stile che viene detto acid jazz o che guardavano con interesse a tradizioni musicali etniche in direzione della world music.
Anche l’industria discografica tornò ad interessarsi delle sonorità del jazz – se non della sua estetica – promuovendo vari artisti specialisti di smooth jazz, un tipo di jazz estremamente alleggerito.
La musica jazz rappresenta oggi circa il 3% della produzione musicale nordamericana, ma ha seguaci in tutto il mondo.